Viviamo nel peggiore dei mondi possibili: lo dimostra U.

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Viviamo nel peggiore dei mondi possibili, alla faccia di Leibniz.

Dopo aver letto l’articolo sul termine “dimostrazione” ormai sapete che non potete fidarvi del suo uso, perché spesso è improprio.
Ed è improprio anche qui: “questo è il peggiore dei mondi possibili” è una proposizione che consegue dall’accettazione o meno di un determinato principio all’interno della logica modale deontica.

Un passo indietro.
La logica modale (che si basa sull’idea leibniziana dei mondi possibili) permette di formalizzare e studiare tutte le proposizioni che contengono la coppia di concetti necessario/possibile;
la logica modale deontica interpreta la coppia necessario/possibile in termini deontici trasformandola nella coppia obbligatorio/permissibile.

I principi fondamentali della logica deontica sono perfettamente comprensibili con il solo buon senso: il principio D afferma che se qualcosa è obbligatorio, allora è anche permissibile: se devo farti lo scontrino sarà anche vero che posso fartelo;
il principio OD* dice che non esistono obbligazioni incompatibili: se per legge devo pagare le tasse di certo non ci sarà una legge che mi dice di non farlo.

E poi c’è U.

Su U non sono tutti d’accordo.
Qualcuno vuole accettare questo principio, qualcun altro no. Partiamo da un amico di U, il principio T: T dice che se qualcosa è obbligatorio allora necessariamente si realizza.
T è il principio del migliore dei mondi possibili.
“Se qualcosa si deve fare si fa!”: siccome bisogna pagare le tasse tutti le pagano, gli scontrini sgorgano come fiumi in piena, nessun omicidio, nessun furto, nessuno lancia immondizia dal finestrino, tutti gli studenti vanno a scuola tutti i giorni.
Ah, che bello il mondo come lo voleva vedere Leibniz!

Ma diciamocelo, T non sta in piedi, non serve neanche dirlo, figuriamoci dimostrarlo!

L’amico U, però, sembra più credibile: contiene il principio T, ma ha un senso diverso. Tecnicamente si enuncia cosi

è obbligatorio che ( se A è obbligatorio si dia il caso che A ) .

In poche parole, è come una legge superiore alla legge.
Una grossa legge sopra le altre che dice: bisogna rispettare la legge.

Se si accetta questo principio ne consegue che esistono dei mondi in cui le leggi vengono rispettate.
Dei mondi in cui ci sono le nostre stesse leggi, ma queste hanno effetto e si realizzano in un progressivo movimento in avanti, che non torna mai indietro: ovvero le leggi vengono via via sempre più rispettate, ma non ci sono mondi in cui vengono rispettate di meno (questo fatto ha a che fare con la riflessività del principio U).

Il nostro è il peggiore dei mondi possibili, almeno secondo U.

E chi glielo dice a Leibniz?

A.B.

 

Per verificare e approfondire
F. Chellas, Modal Logic. An introduction, Cambridge University Press, Cambridge 1980
L’uso improprio della dimostrazione: mai fidarsi quando “lo dice la scienza”

Pubblicato da

il Leibniz

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13 pensieri su “Viviamo nel peggiore dei mondi possibili: lo dimostra U.”

  1. In effetti lo sguardo intimidisce un po’, ma provo a vedere se conoscendolo meglio, questo Leibniz si riveli più alla mano di come appare prima vista, già ho intravisto qualche indizio in questo senso. Grazie di aver seguito il blo intanto, a presto!
    Un saluto
    Alexandra

    Piace a 2 people

      1. Quando facevo il copywriter, i miei testi erano bersaglio di spietate critiche: ero oggetto di autentici linciaggi. Il ritornello che per anni mi veniva cantato e ancora un po’ suonato era: «Devi pensare che scrivi per la massaia di Voghera». Questa massaia (già il termine “massaia” è una chicca, rivisto oggi!) qualche volta era di Cuneo, ma che fosse di Cuneo o di Voghera, a un certo punto, arrivai a odiarla, lei e tutte le massaie in generale.
        Feedback gradito? Okay, ne approfitto: mi vendico del mio atroce passato, girando a voi l’atroce ritornello; quando scrivete un post, ricordatevi della massaia di Voghera (o di Cuneo, scegliete voi) 🙂

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  2. posso dirlo io a Leibniz:

    “caro Liebniz guarda che U dice che il nostro è il peggior mondo possibile.
    Ma non c’è reazione importante a questa affermazione, è il suo pensiero, può esser vero o meno, importante o meno, credibile o meno, era importante fartelo sapere, tutto il resto forse, non è poi di così primaria attenzione”..

    ecco, detto…

    Piace a 1 persona

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